lunedì 25 marzo 2013

Piazza Bastreri



Ai primi di giugno, la mattina presto, a Porto Venere si mostrano solo i gatti.
Piazza Bastreri è parzialmente all’ombra. 
Una ventina di gatti variamente colorati, svaccati con piglio imperiale sul lastricato, occupano la fetta di piazza assolata.
L'ultima spanna di coda, a mo' di serpente brillo, imita il movimento del nostro dito indice nel gesto del “no”. 
Gli etologi ne danno una spiegazione precisa, emozionale.
Ho osservato questo dimenar di coda in molti frangenti; è un incedere da tergicristallo, ma che non si innesca per la presenza ticchettante di pioggia o di mosche, per le quali finalità (m'arrovello anche per altri ditteri) ho archiviato finalmente gli elogi dei greci e dall’Altissimo attendo chiarimenti. 
Il pendolare della coda non è mai inopportuno e andrebbe sempre contestualizzato; per esempio, quando il gatto si abbandona su di una scrivania o uno scrittoio e, con la soddisfazione che riluce dal pelo, con la coda si mette a tramenare gli oggetti,  prima di punirlo sarebbe saggio cercare fra il contenuto sparso del portapenne ribaltato. 
Ricompaiono piccoli oggetti smarriti, oppure altri abbandonati sul fondo si riscoprono utili, grazie ad una nuova prospettiva d’osservazione.
Il gatto, nella fattispecie, è investito del potere di spezzare la bonaccia del tempo; in genere, infatti, le bolle di tempo relativo (nel mio esempio è più lento, ma vi sono zone percorse da correnti più rapide) s'annidano in spazi sottratti alla vista. 
Non dimentichiamo che le zone vietate al gatto patiscono il rallentamento. Vi è un altro divenire; per questa ragione fortunosa il solaio è il regno dei topi. Il solaio è il luogo della lentezza per eccellenza e l'unica manifestazione di altra velocità  è il trafficare del topo.
Il movimento caudale, allora, è anche un messaggio alla noia; inutile cercar di ghermire prede feline.  
La prova è anche nell’immagine di Piazza Bastreri: un essere ontologicamente affrancato dal concetto di “impegno” (se fosse umano sarebbe considerato un autentico perdigiorno), mollemente adagiato al sole, non contempla il tempo della noia e, dovesse mai imbattersi in luoghi stagnanti, per sua natura potrebbe generare piccoli uragani, circoscritti ma efficaci, mulinelli che rimettono in circolo il tempo o forse l'impasto di tempo ed energie sconosciute, meglio rappresentato dal Qi dei cinesi. 
Tornando alla piazza, poi arrivò il marinaio, sozzo già a quell’ora.
Salimmo sul gozzo, puntando Palmaria, davanti a noi. 
Una donnina scalpicciò in piazza, mentre il gozzo s'allontanava; i gatti si sparpagliarono in un baleno fra i vicoli, fuggendo dall'ipotetica minaccia. 
La donnina lasciò un cartoccio di avanzi.
   

2 commenti:

Marco Bertoli ha detto...

per le quali finalità (m'arrovello anche per altri ditteri) ho archiviato finalmente gli elogi dei greci

Uh, dunque, questa l'ho colta, credo: l'Elogio della mosca di Luciano di Samosata. Ho pensato anche a Marco Cornelio Frontone, il cui elogio più famoso è quello del fumo e della polvere. Le mosche però sono effettivamente mirabilissime, tanto che senza difficoltà potresti applicarvi la tua sottile retorica.

Bellissimo, un altro pezzo di metafisica in corpore vili. Anni fa ho tradotto dal francese (ma anonimamente, come «negro») un Dizionario amoroso dei gatti di Frédéric Vitoux, quello che ha biografato il gatto di Céline. Ma era cosa futile.

Carlo ha detto...

Si, è l'Elogio della mosca.
Cosa intendi per "cosa futile"?
Quindi non esiste pubblicazione di questo tuo travaglio?

Ciao!