tra fetonti e fregate - predano queste all’altro il pesce in gozzo – nell’icastico quadro, svolazzano avvinti o pende il minore dal becco preso, per le piume timoniere, ai Caraibi stempera il fardello della madre; invitta ritorna a pescare.
Figuro tutti bambini,
nella bolla d'inerte
presente dove attorno
procombe ed insorge
nuovamente ogni cosa,
ma sempre indifferenti,
a sfiatare noi s'andava
su per la china, al Glicine fino,
ansando per succhiare
l'ambito ghiacciolo.
A lasciare che affacci l'idea
(di sotto romba la Bova)
che poco ne abbasti
e ci soffochi un rivo,
s'opponeva il tritone,
che viscido sguscia
dalla mano nell'acqua
e poi, fluttuando, si posa.
che
barbuglia dai pozzi è nitida pei
matti. Addita
direzioni e consigli ammicca, rinfocola
complotti. Catturata, altrove
bisogni storna
sogni. II.
Nel mondo di
Buzzati,
pentito alla
valanga, lo vidi a scavare. Ischerzo fu del
vento, mangiare Benvenuto per mondarti
il cuore. Pacificato muore, al bosco mai
voluto.
III.
Tira il
baraccone, Ginepro
(detto Dieci), di magri
pugnatori. Tutto cade a
pezzi, puntando per
Firenze, i biondi ritirati. Per fame lì
si boxa contro gli alleati.