martedì 3 ottobre 2017

Autunno lecchese


FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA


La mia casa è umida;
poco è chiaro perché
l’acqua non leghi alle stagioni,
onora nessun rito
rugiade e galaverne,
nei borghi che siamo,
paeselli coricati, brevi,
luoghi, lungo il fiume,
minori manzoniani.


I batraci che cantano
alla pozza d’estate,
si credevano impasto
di forma e di fanghi
e d’altri sedimenti
dei frequentissimi avi,
morire per cui, soltanto
risponde all’affondare,
il quiescere nel freddo
si distingue dal risveglio.


Il salce gigantesco,
- all’occhio tuo digiuno,
agguaglia l’eucalipto -
oltre lo stagno è nudo
e troppo dista il fiume;
ripiegò assetato il seme
piuttosto ai fontanili.
Febbrifugo, le polveri
bevo io, ch’entrambi siamo 
ai mali dell’umido inclini.


Share

Nessun commento: